Wild Kalahari - riflessienatura

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WILD KALAHARI - BOTSWANA E SUDAFRICA
27 dicembre 2013 - 12 Gennaio 2014



L'Africa resta il continente che più visito e che più ho desiderio di visitare, senza tralasciarne nessuna parte, anche quelle meno battute. Uno di questi angoli è il deserto del kalahari, dove vita e morte si susseguono senza tregua da secoli e secoli, dai tempi del principio di tutto.

E’ il viaggio di silenziosi paesaggi, sabbia colorata, profumi primordiali, terre ricche (di diamanti) e povere (di popolazione), un’avventura arricchita dall'incontro con coloro che portano avanti il nome dell’etnia Boscimane, coronato dal volo panoramico sull'Okavango, per concludersi, a bordo delle nostre 4x4, in Sud Africa. Questo è il confronto con se stessi ed è ora di ascoltare il silenzio del Kalahari.
 
DA JOHANNESBURG, OLTRE LA FRONTIERA, FINO A MABUHASEHUBE



L’atterraggio a Johannesburg è il nostro punto di inizio, ma subito ci accorgiamo che uno dei bagagli non è arrivato, sbrighiamo le pratiche di denuncia e sappiamo già che lo rivedremo solo alla fine del viaggio.
Incontriamo la nostra guida, Gideon, e recuperiamo il secondo fuoristrada al noleggio auto. Partiamo subito in direzione della frontiera della Repubblica del Botswana e raggiungiamo la capitale, Gaborone, in tarda serata. Ci concediamo la prima notte in un motel che offre dei piccoli bungalow dove ci sistemiamo in stanze multiple e consumiamo la cena al vicino pub.
La prima mattinata in Africa inizia con il cambio moneta e la spesa al supermercato; tanta acqua, scatolame, pane in cassetta, biscotti, frutta e verdura, che vanno ad integrare le cose portate dall’Italia da ognuno di noi.
Stra-carichiamo le nostre due jeep, ci aspetta una lunga traversata verso ovest per raggiungere Tsabong. Che l’Avventura abbia inizio.
E’ sera quando arriviamo al grazioso campeggio, il Berry Bush, dove saluto la cortesissima Jill, piantiamo le tende, doccia e si cucina. Siamo praticamente già nel Kalahari e la notte passa silenziosa e calda.
Ci alziamo la mattina presto e dopo aver fatto colazione e smontato velocemente le tende partiamo, oggi finalmente abbandoniamo la strada asfaltata. Prima di proseguire in direzione kgalagadi ci fermiamo al Department of Wildlife & National Parks per ritirare il permesso di entrata al parco e l’assegnazione delle area camping. La pratica è lenta e macchinosa, sembra che sia complicato trovare un’area camping vuota, ma si sa i tempi africani, sono i tempi africani.
Facciamo benzina, riempiendo anche le taniche, compriamo vino rosso e bollicine per festeggiare la fine dell’anno e dopo una manciata di km iniziamo a viaggiare su sabbia rossa. La nostra guida-autista fa da apripista e prima di proseguire ci fa fermare per sgonfiare leggermente i pneumatici  dell’auto.
Passiamo il gate nel primo pomeriggio e siamo ufficialmente dentro il Kalahari desert!
Il quarto deserto al Mondo occupa più del 70% del territorio del Botswana e offre diversi tipi di aree al suo interno come distese di sabbia rossa, zone verdi e cespugliose e deserti salini. Quest’ultima è la caratteristica della prima zona di deserto che ci apprestiamo a visitare: il Mabuhasehube.



Il nostro primo game drive ci regala tanto caldo, bellissimi colori a contrasto, sabbia rossa, bianca, arbusti verdi, gigli, tanti erbivori e uccelli. I primi paesaggi senza confini non passano inosservati.
Rientriamo e montiamo le tende, il sole cala verso le 19.30, ci docciamo e prepariamo cena. Appena cala il sole siamo invasi da centinaia di termiti volanti intorno alla lampade a gas, che finiscono nelle nostre pentole. Una gara per chiudere i coperchi e togliere quelle che si infilano. Ridiamo spensierati, anche questa è avventura. Il silenzio della notte sarà la nostra ninna nanna.
Ci alziamo all’alba, game drive, poi torniamo per smontare le tende, fare colazione e trasferirci di camping a circa 30 km, questa volta di fronte ad un bel pan salino.
La vera bellezza intorno a noi è il paesaggio ed i colori che si susseguono; ora sabbia rossa, poi improvvisamente bianca, letti di fiori gialli, pan salini. Gli animali sono rari e timidi, per questo più preziosi; sono soprattutto erbivori e una miriade di uccelli, da piccolissimi come le ghiandaie e gruccioni, a grandi come otarde e cicogne.
Questa sera ospiti a cena abbiamo un’invasione di falene.
Il camp, che altro non è che una zona numerata, con una toilette a buca e una doccia a secchio è un posto fantastico, immenso, senza recinzioni o controlli, siamo noi ospiti della Natura.
Quando cala il buio ci godiamo il silenzio disturbato dai piccoli rumori intorno a noi: millepiedi giganti che si svegliano, un bellissimo cobra giallo che ci striscia a qualche metro, scorpioni e, dopo aver brindato al nuovo anno, andiamo a dormire, svegliati più volte dalle iene di cui troveremo le impronte, la mattina dopo, vicinissime alle nostre tende.



La mattina riparte con un nuovo giro di avvistamento e ci godiamo le uniche ore fresche della giornata. Il pomeriggio lo passiamo fra caldo, chiacchiere e relax, lavando un po’ di biancheria, visto che abbiamo l’acqua.
La sera nuovo giro stessa situazione. Assistiamo ad un bellissimo tramonto sul pan, con tante farfalle e stormi che si gettano in una piccola pozza di acqua.
Oggi nuovo spostamento, andiamo più a sud, per cambiare camp, nella zona di Mpajyatwtwa. Questa volta niente acqua e fa veramente, veramente caldo.
Nel game drive serale, anche se in lontananza avvistiamo un leone, finalmente. Ma sfortuna nostra si alza e invece di venirci incontro ci dà le spalle e si immerge nella vegetazione. Peccato.
Stasera cuciniamo patate e cavolo saltati con pomodoro, accompagnati da una bottiglia di vino rosso, piacevole per accompagnare due chiacchiere. Di notte le iene continuano a girare intorno alle tende e alle auto. All’interno delle nostre mobili dimore non corriamo pericolo, ma qualcuno del gruppo passa notti insonne un po’ spaventato. Al mattino troviamo anche delle freschissime impronte che la guida ci dice essere di leopardo.
 
L'INCONTRO CON GLI ULTIMI BOSHIMANI



Oggi ci aspetta un lungo trasferimento, lasceremo il Kgalagadi e da Bosobogoto ci dirigiamo verso Ghanzi, una piccola cittadina nata ai limiti del Central Kalahari.
La pista sabbiosa continua anche dopo l’uscita dal gate, mentre l’andatura è rilassante per poterci osservare intorno.  Usciti dalla sabbia, Gideon, che è sempre molto attento ai mezzi, si ferma al primo posto utile che troviamo per gonfiare le gomme, così da tornare alla giusta pressione per l’asfalto. Arriviamo nella località di Ghanzi nel pomeriggio. Il ranch che ci ospita ha alle sue dipendenze alcune famiglie Boscimane e scegliamo di dormire nelle capanne San, molto piccole, con tetto in makuti, dove sono state messe della brandine all’interno. Sarà perché non ci sono le tende da montare, ma l’alloggio risulta molto accogliente e comodo. Stasera piove e pioverà tutta la notte.
La mattina alle 7,30 abbiamo appuntamento per il giro, all’interno del ranch, con una famiglia di Boscimani. Il tempo è molto grigio, ma per fortuna non piove, anche se è tutto bagnato.
Incontriamo 6/7 boscimani, donne e uomini con costumi tipici, più una guida per tradurre il loro particolare linguaggio.
Ci fanno fare una piccola camminata dove illustrano come sopravvivevano, raccogliendo bacche e radici, a cui attribuiscono anche poteri medicinali e addirittura magici. Indiscussa la loro capacità di riconoscere le erbe ed estrarre i tuberi. La parte veramente interessante è sentirli parlare, il loro dialetto è ipnotizzante con quei suoni a schiocco.



I Boshimani, uomini del bosco, da più di 20.000 anni abitano l’Africa Australe, risultando il popolo più antico che occupa questa’area. Cacciatori, oltre che raccoglitori, utilizzavano frecce avvelenate per uccidere le antilopi, delle quali usavano anche le pelli per coprirsi e scaldarsi nelle fredde notti nel deserto. Nei secoli sono stati perseguitati e costretti a vivere in riserve sempre più strette e inospitali, come quella del Central Kalahari, considerata la zona più povera al mondo, terra che recentemente il governo del Botswana, con vari emendamenti mirati, li ha costretti ad abbandonare, per avere libero accesso alla zona dove il denaro ha il suono dei diamanti.
Ad oggi del popolo San non è rimasto quasi nulla ed è un vero dispiacere, ma questo di organizzare visite guidate è un modo per poter conservare almeno il ricordo delle tradizioni di un popolo fiero e antico a cui il Dio denaro ha tolto e vietato di vivere nella terra dei loro antenati.
Prima di partire in direzione Central Kalahari ci fermiamo ad un Artcraft di oggetti di cultura San, dove acquistiamo collane e bracciali fatti con pezzi di uovo di struzzo e anche le uova intere svuotate che loro usavano come contenitori di acqua. Riempiamo le taniche di benzina, integriamo la spesa viveri e siamo pronti.

ATTRAVERSANDO LA DECEMPTION VALLEY FINO AL DELTA DELL'OKAVANGO
Nel tardo pomeriggio arriviamo al gate del Central kalahari, Xade, il camping omonimo, è subito dopo.
Sveglia all’alba per affrontare una delle più belle giornate di viaggio. Dobbiamo attraversare tutta l’area del Central in direzione nord, Deception Valley.



Il tempo è grigio e poco dopo aver caricato le auto saliamo e inizia a piovere. La strada è impegnativa, spesso la pista sparisce in pozze d’acqua e vediamo, da dietro, l’auto di Gideon finirci sotto coprendo anche i paraurti. Capita di lasciare la pista segnata per passare di lato in mezzo agli arbusti evitando così fiumi di acqua alimentati dalla pioggia, che oggi non cessa di cadere.
Fuori lo spettacolo è indescrivibile! Il verde è intenso, siamo circondati da branchi di orici, gnu, impala, kudu, tutti con i cuccioli nati da poco. Anche degli sciacalli, lente tartarughe e giganti rane toro.
Ci fermiamo per fare pranzo al sacco cogliendo al volo un attimo in cui sembra essersi calmata la pioggia, ripartiamo e dopo pochi minuti alla nostra destra, non molto distante, un leone maschio enorme, seduto immobile sull’erba verde, fradicio, sotto la pioggia. Siamo in mezzo al Central Kalahari Game Reserve e siamo l'unica jeep a guardarlo, l'emozione è davvero indescrivibile. Noi e il leone, enorme e fiero.



Giornata stupenda, conclusa con il tramonto più bello a cui abbiamo assistito con in lontananza i ruggiti e i mugolii dei leoni che continueranno fino a notte fonda.
Anche la pioggia ci grazia e cessa, così da farci montare la tende e cucinare. Che giornata indimenticabile. Buonanotte Central Kalahari!
Oggi puntiamo in direzione Maun. Sveglia all’alba come ormai è solito, la strada è come ieri, ma non piove, pozze e fuori pista, branchi di erbivori. Stupendo. Alle 12 siamo al gate di uscita.
Usciti dalla pista e rientrati sull’asfalto: benzina, gonfiaggio gomme e arrivo a Maun a metà pomeriggio. La città ci catapulta nel caos del turismo, offrendo molte possibilità di escursioni e graziosi locali dove cenare e passare qualche ora spensierata. Dateci un attimo, non siamo più abituati a tutti questi suoni e luci “commerciali”.
Siamo all’estremo nord del Botswana nel punto di partenza per molte attività il cui protagonista è il Delta dell’Okavango, che dall’Angola, dove nasce, arriva in Botswana e crea un equilibrato ecosistema fatto di isole, lagune e canali, prima di essere inghiottito dal deserto del Kalahari.
La nostra giornata “turistica” parte con l’escursione in Mokoro, tipica imbarcazione locale un tempo scavata nell’ebano. Simili a delle canoe, ci fanno sedere, a 2 a 2, sul fondo e un trasportatore in piedi, da dietro, spinge con una lunga pertica facendo pressione sul bassissimo fondale del fiume.



Il sole picchia sopra la testa anche se sono appena le 9,30 del mattino. Si vedono ninfee, papiri, molti uccelli e zebre. Il tutto è molto rilassante, siamo a fior d’acqua ed è l’unico modo per navigare il Delta. Lasciamo la visione dal basso e alle 16 siamo nel piccolo aeroporto per fare il nostro giro panoramico. Il piccolo aereo è dotato di un giovane pilota afrikaans, che vola a vista, effettuando delle continue virate ora a destra, poi a sinistra, innescando parecchi vuoti d’aria. Ma quello che ci tiene con il fiato sospeso non è il sali scendi del piper, ma lo spettacolo che ci scorre sotto. L’acqua, sotto di noi, segue percorsi che formano stretti canali dalle particolari forme, che sembrano ora abili disegni, ora scarabocchi su una tela di erba verde. Si avvistano anche molti animali che ci appaiono solo come dei puntini in movimento. La sera ci concediamo una buonissima grigliata e un’ottima birra al ristorante, chiacchierando della bella giornata.



DAL KHAMA RHINO AL SUDAFRICANO PILANESBERG
La mattina lasciamo Maun diretti al Khama Rhino Sanctuary, purtroppo iniziano gli ultimi giorni della nostra avventura. Il parco è a gestione privata e molto carino, ci permette di vedere i rinoceronti in un bell’habitat naturale. Abbiamo avvistato anche molte zebre, elegantissime giraffe e i buffi facoceri. La sera a cena riponiamo la cassa cucina per l’ultima volta. Arrivederci Botswana.
Attraversiamo la frontiera che ci riporta in Sud Africa per andare a concludere gli ultimi giorni della nostra grande avventure. La sera alloggiamo in un bel ranch a Thabazimbi, dove facciamo una grigliata di carne super speciale, è il nostro Gideon l’addetto alla cottura. Bravo!
Partiamo dopo colazione e la strada che percorriamo è facile, non è fatta di sabbia o terra, ma semplicemente asfaltata. Ai suoi lati le terre selvagge ci ricordano che siamo ancora in viaggio. Lungo il percorso soccorriamo un camaleonte che sta attraversando ignaro dei pericoli e lo portiamo in salvo oltre le siepi e assistiamo al lauto pasto di un gruppo enorme di avvoltoi avventati su una carcassa di mulo. Scena molto cruenta.



Arriviamo il primo pomeriggio al Pilanesberg National Park e approfittiamo delle comodità del camping sudafricano rilassandoci in piscina, fa caldissimo e si sta molto bene.
Il game drive serale non ci regala molte emozioni e nemmeno il buffet del ristorante.
La mattina, con i bagagli pronti per l’aeroporto, iniziamo l’ultimo giro, più fortunato di ieri. Molte zebre, gnu e kudo, un giovane leone maschio con tre leonesse, stesi e sonnecchianti fra sole e ombra, un elefante che si fa un lungo bagno con piroette e schizzi di acqua, infine due rinoceronti.
Alle 11 usciamo dal parco e ci dirigiamo verso l’aeroporto. Riconsegniamo l’auto a noleggio con 3600 km in più e salutiamo e ringraziamo Gideon, che ormai era uno di noi. Siamo pronti per l’Italia, non prima però di aver recuperato il bagaglio perso, trattenuto a deposito.



Con tristezza lascio di nuovo questa terra africana che ogni volta mi regala forte emozioni. A presto mama Africa.


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